Atlante dell'architettura italiana degli anni '50 e '60. Figure, Forme, Tecniche costruttive.

Scheda n. 251

Architetto:
Ingegnere:Jaccod Eugenio, Mascagna Aldo, Camiz Vito
Opera:Nuova filiale della Lancia
Data inizio:1962
Data fine:1962
Luogo:Roma
Tipo edilizio:stabilimento industriale
Tipologia Strutturale:trave reticolare, pilastro ad albero
Sistema costruttivo:c.a.
Impresa:Costruzioni Edili Industriali Roma
Bibliografia:E. Jaccod, La nuova filiale della Lancia in Roma, in "L'industria italiana del cemento", 3 marzo 1962, pp. 127-140
Descrizione:L'edificio della nuova Filiale della Lancia sorge nell'ansa in riva destra dell'Aniene, subito dopo il Ponte della via Salaria, su di una area complessiva di mq 44.000; l'area coperta dall'edificio è di circa 12.000 mq mentre il resto del terreno sui lati nord, sud ed est è occupato dagli ampi piazzali di ingresso e manovra necessari ai veicoli in sosta od in movimento per accedere ai vari piani della Filiale: tale accesso avviene mediante rampa incassata nel terreno per il piano seminterrato, mediante due grandi rampe pensili per il primo piano. [[...] Il fabbricato consta di tre piani, uno dei quali parzialmente interrato, destinati rispettivamente: questo a deposito vetture e veicoli industriali nonché a tutti i servizi tecnologici del complesso, (centrale termica, cabina elettrica di trasformazione etc.) ed ai servizi collettivi per il personale (spogliatoi, mensa, etc.); il piano terreno a ricevimento, ad accettazione vetture e veicoli industriali nonché ad officina di riparazione dei veicoli industriali stessi; il piano primo ad officina e reparti vari di riparazione vetture. Il magazzino "pezzi staccati" è disposto nella parte centrale dell'edificio, separato dalle altre destinazioni ma distribuito per un razionale esercizio su tutti e tre i piani della Filiale. La pianta dell'edificio, in conseguenza della distribuzione funzionale sopra enunciata, si presenta come un rettangolo di dimensioni di circa m 80 x m 147 con un corpo anteriore adibito ad uffici, ingressi, esposizioni vetture, attesa clienti, etc. [[...] La struttura in cemento armato, per le necessità  funzionali dell'edificio, ha i pilastri fortemente distanziati; l'interasse raggiunge i m 16 nei due ordini inferiori, che sono quelli che portano i solai ove il sovraccarico accidentale è maggiore, e si spinge fino a m24 nel terzo ordine. L'esigenza di contenere entro limiti accettabili le altezze delle membrature orizzontali (principali e secondarie) e quindi di tenere elevati i carichi di sicurezza ha richiesto una accurata analisi delle condizioni statiche delle singole membrature: questa è stata fatta sia graduando per le varie strutture il valore unitario del sovraccarico accidentale (nel senso di ridurlo convenientemente ove la superficie di solaio interessata era maggiore), sia tenendo conto del variare dei vincoli dalla fase in corso di costruzione a quella di esercizio e differenziando quindi lo schema statico sotto l'effetto del peso proprio da quello sotto l'effetto degli altri carichi permanenti ed accidentali. Schematicamente, la struttura è costituita da un insieme di telai (trasversali o longitudinali) su cui poggiano le nervature secondarie che sostengono a loro volta i solai misti. Di rilevante importanza statica sono le lunghe travate longitudinali di copertura destinate a portare l'insieme delle strutture reticolari degli sheds. Per ridurre in queste travate e sopratutto nei relativi pilastri le sollecitazioni dovute alle variazioni di lunghezza per ritiro o per escursioni termiche, si sono vincolati a cerniera cilindrica i gruppi di estremità  dei pilastri, in modo da ottenere una notevole diminuzione della rigidità  dell'insieme nel piano longitudinale, senza per questo pregiudicarne la stabilità  nel piano trasversale. La copertura vera e propria, come si è accennato, è conformata a shed e costruita dall'alternarsi di solai inclinati e travature reticolari verticali staticamente determinate. Elementi intermediari d'appoggio fra queste e le strutture principali sono grossi triangoli a parete piana. Speciale cura è stata dedicata alla posizione dei punti di appoggio geometrici delle travature, in modo da compensare le varie eccentricità  di essi, allo scopo di annullare o almeno ridurre al minimo il momento flettente sui pilastri interessati.
Redattore scheda:
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